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IL VOCABOLARIO VISUALE TRE ANNI DOPO: UN'INTERVISTA CON JESSE JAMES GARRETT

Traduzione in italiano dell'intervista apparsa su www.boxesandarrows.com

Nell'ottobre del 2000, Jesse James Garrett ha diffuso uno standard per la documentazione dell'architettura di un sito: il Vocabolario Visuale. Da quel momento è stato ampiamente adottato dagli information architect e dagli esperti di user experience.
Il Vocabolario è costituito da un insieme di forme che documentano l'architettura dei siti. Nel concepire il vocabolario, Jessie ha cercato di creare un sistema indipendente da ogni tool, ovvero prontamente adattabile a ogni software di diagrammi e a ogni mezzo (carta e penna, lavagna cancellabile). Il vocabolario è stato progettato inoltre in modo da essere trasportabile in altri formati, adattondosi facilmente alle dimensioni di un foglio di carta per permetterne la stampa.
Nonostante Jesse non si sia preoccupato di promuovere il Vocabolario - l'ha semplicemente pubblicato sul suo sito - esso si è guadagnato la reputazione di tool utile per gli information architect. Così utile, infatti, che è stato incorporato come template in molti software per costruire diagrammi, in particolare in OmniGraffle. Jesse ha fatto evolvere il Vocabolario nel tempo, accogliendo contributi ed aggiunte provenienti da persone di tutto il mondo.


B&A: Come è cambiato il Vocabolario Visuale negli ultimi tre anni?

JJG: Non è cambiato così tanto come mi sarei aspettato. Quando ho messo in circolazione il Vocabolario, nel 2000, sembrava ancora che fosse "in fieri" - alcuni degli elementi erano stati aggiunti da poco e io mi immaginavo che probabilmente ce ne sarebbero state altre in breve tempo. Ma, considerandolo ora a posteriori, il Vocabolario era più maturo di quanto mi fossi accorto all'epoca.

B&A: Di quale elemento o innovazione del Vocabolario sei più orgoglioso?

JJG: L'aspetto del sistema che preferisco è l'enfasi data alla praticità in tutta la sua progettazione. In quel periodo, la più accreditata scuola di pensiero sosteneva che ogni rispettabile information architect avrebbe dovuto produrre deliverable colorati utilizzando un'applicazione per diagrammi o per disegnare, e chiunque avesse voluto fare qualcosa di serio, un lavoro su larga scala, avrebbe dovuto avere assolutamente un plotter. Io vidi le risorse che i clienti erani disposti ad avere, e andai nella direzione opposta: volevo permettere ad ognuno con una copia di PowerPoint e una economica stampante a getto d'inchiostro di risolvere esattamente lo stesso tipo di problemi.

B&A: Qual è il motivo per cui, secondo te, non è emerso nessun altro standard per la documentazione di Information Architetcure negli ultimi tre anni?

JJG: Ho il sospetto che ci siano molte persone che hanno prodotto un modo personale di esprimere concetti complessi (e non così complessi) legati all'architettura di un sito. Semplicemente non li possono pubblicare senza far infuriare il proprio capo. Così penso che ci siano molti standard in uso oltre al Vocabolario - semplicemente non sono pubblici.

B&A: Ci sono molti altri tipi di documentazione di Information Architecture e User Experience - wireframes, inventari dei contenuti, personas etc. Pensi che ci sia spazio nell'industria per standard per questi tipi di documenti?

JJG: Io penso che ci sia spazio, ma che non sia necessariamente un'esigenza forte. Nel mio lavoro, per lo meno, non mi è capitato di pensare che un deliverable avrebbe potuto essere migliorato in maniera sostanziale utilizzando uno standard universale.
Non sono dogmatico sulla necessità di standard. Gli standard per la documentazione ci aiutano solo nella misura in cui ci permettono di comunicare concetti complessi senza dover inventare nuovi mezzi espressivi per ogni problema. Di quando in quando ricevo email da qualcuno che mi chiede di verificare se un diagramma è coerente con il mio sistema. Nonostante io ami vedere esempi di cosa le persone stanno facendo con il mio lavoro, io rispondo sempre di non preoccuparsi di cosa penso io. Non è importante che i tuoi diagrammi superino il "JJG validator" - quello che importa è che comunichino con successo le tue idee ai tuoi colleghi.

B&A: Che cosa rende l'architettura di un sito un deliverable che "può essere migliorato in maniera sostanziale utilizzando uno standard universale?"

JJG: L'architettura è un'astrazione - l'informazione che deve essere trasmessa è principalmente concettuale, non concreta come i dettagli di un'interfaccia che puoi trovare in un wireframe. Così non hai il lusso di poter contare su un mezzo di rappresentazione semplice e chiaro per essere chiaro con il tuo interlocutore. Inoltre, la natura del lavoro di progettazione dell'architettura - che descrive le interrelazioni tra informazioni ed elementi interattivi - effettivamente richiede una rappresentazione visuale. Avere un modo visuale standardizzato per esprimere queste relazioni significa che gli architetti possono spendere meno tempo a preoccuparsi della rappresentazione dell'architettura e più tempo a perfezionarla. Inoltre, questo ci fornisce un linguaggio comune per condividere il nostro lavoro con i nostri colleghi, cosa importante e necessaria per la maturizione della disciplina.

B&A: Hai trovato qualche problema di progettazione che il Vocabolario Visuale non è in grado di rappresentare?

JJG: Non ho mai avuto a che fare con un sistema che non potessi descrivere con il Vocabolario. Ovviamente alcuni concetti sono più difficili di altri da rappresentare. Una caratteristica del Vocabolario è che la complessità nella rappresentazione è proporzionale alla complessità del sistema che deve essere rappresentato. Sistemi semplici e molto chiari hanno diagrammi che sono molto facili da leggere; sistemi nei quali molte variabili devono essere manipolate e molte condizioni valutate necessitano di diagrammi che richiedono molta attenzione per essere realizzati e letti.

B&A: Che cosa rende l'architettura di un sito un deliverable così attraente per i clienti?

JJG: Io spesso considero il diagramma di architettura come un "deliverable premio"- di tutto ciò che riguarda un progetto, è quello che ha più probabilità di essere appeso nella stanza di un manager. Penso che il suo forte appeal sia dovuto a due motivi. Il primo, è che è un deliverable visuale. La documentazione scritta non ha lo stesso impatto viscerale. In seconda battuta, spesso è l'unico deliverable che permette una visione ad lato livello del progetto. Frequentemente questo è l'unico documento che risponde in maniera esauriente alla domanda "Che cosa stiamo costruendo qui, esattamente?"

B&A: Quali tecniche utilizzi quando presenti i diagrammi ai tuoi clienti?

JJG: Prendo sempre del tempo per introdurli all'architettura. Quando sono pronto per presentarla, ho già un'idea chiara di quali parti accetteranno senza pensarci una seconda volta, quali parti richiederanno un attento inquadramento per aiutarli a capire da dove sono partito nella progettazione e quali parti hanno bisogno davvero di un duro impegno per farle accettare. Di conseguenza pianifico la presentazione: inizio dagli aspetti su cui ognuno può essere d'accordo, poi procedo verso i problemi più rilevanti mostrando loro alcune aree che introducono le questioni più difficili implicate nell'architettura.

B&A: Gli ultimi tre anni hanno visto la nascita di siti web molto complessi. Che effetto ha avuto questa crescita sull'IA e specialmente sui documenti di Information Architecture?

JJG: Con la proliferazione di siti di larga scala, complessi e dinamici, l'Information Architecture si è spostata (più lontano, qualcuno potrebbe dire) nel regno dell'astratto. Invece di definire specifici link tra pagine determinate, noi spesso sviluppiamo regole attraverso le quali questi link - o anche le pagine stesse - possono essere generati automaticamente. La documentazione si è dovuta adattare alla crescente astrazione. Io spesso mi trovo ad utilizzare il Vocabolario per rappresentare relazioni navigazionali tra classi astratte di pagine, piuttosto che specifici elementi con url unici.

B&A: Hai pensato di introdurre un nuovo Vocabolario specificatamente pensato per problemi più astratti?

JJG: Questa è un'area degna di essere esplorata, sicuramente. Ancora non so dove queste esplorazioni potrebbero portare.

B&A: C'è un libro sul Vocabolario Visuale tra questi progetti?

JJG: Gestire Adaptive Path non mi lascia molto tempo in questo periodo per prendere in considerazione la scrittura di un altro libro. E' sufficiente dire che c'è una buona ragione per cui non ho approfondito il discorso sul Vocabolario Visuale nel mio primo libro, The Elements of User Experience. Io vorrei essere sicuro di avere abbastanza tempo per farlo correttamente.

B&A: Qual è il miglior feedback che hai ricevuto a proposito del Vocabolario Visuale?

JJG: Molte persone mi hanno inviato via email approcci alternativi su aspetti specifici del sistema. E' bello vedere i vari modi in cui le persone hanno adattato il sistema ai loro bisogni. Qualche volta sono molto preoccupati della mia reazione alle loro modifiche, ma il mio consiglio è sempre: "Fate quello che funziona". Prendete gli elementi che vi possono aiutare nel vostro lavoro, non vi preoccupate del resto. Se avete un modo diverso di esprimere la stessa idea che tutto il vostro team comprende, usatelo.

B&A: Ha visto qualche esempio di lavoro in cui l'autore ha usato il Vocabolario in un modo a cui non aveva mai pensato prima?

JJG: Ci sono persone che utilizzano il Vocabolario per documentare sistemi molte volte più ampi e molto complessi rispetto ai progetti su cui io ho lavorato mentre stavo sviluppando il Vocabolario. Nella mia mente pensavo che questo sistema avrebbe dovuto essere modulare e scalabile, ma non ho mai immaginato la grande complessità di alcuni dei sistemi che alcune persone oggi stanno mantenendo con l'uso del Vocabolario.

B&A: Il Vocabolario Visuale è diventato davvero consolidato; i suoi template sono caricati sui tool per fare diagrammi. Avevi previsto questo esito?

JJG: Penso di essere stato più stupito di tutti quando le applicazioni hanno iniziato a supportare il Vocabolario. Io non conoscevo nessuno di questi prodotti prima che fossero rilasciati. Letteralmente ho avuto una reazione ritardata la prima volta che ho visto gli stencil di Information Architecture su OmniGraffle. Questo dimostra che le cose hanno una loro vita propria una volta che le fai circolare nel mondo. Non sai mai dove finiranno.

B&A: Qual è l'aggiornamento del Vocabolario visuale più richiesto?

JJG: Ad oggi il Vocabolario tratta la pagina come una scatola nera; tutto ciò che succede all'interno o tra elementi di una pagina non può essere rappresentato nel sistema. Tra persone che devono affrontare problemi come pagine che si generano dinamicamente in base a definite condizioni, c'è il desiderio di vedere il Vocabolario esteso per rispondere alla logica a livello di pagina. E' un problema interessante. Non sono convinto che il Vocabolario sia lo strumento giusto per risolverlo, ma mi piacerebbe tentare.

B&A: Ci può dare un esempio di questo tipo di problemi?

JJG: La logica a livello di pagina entra in gioco quando hai un contenuto o elementi di progettazione che cambiano in base alle condizioni. Se un elemento di navigazione cambia a seconda del tipo di utente, o a seconda di altre condizioni definite, il Vocabolario Visuale può rappresentare questo. Ma non è pensato per descrivere altri aspetti della pagina che possono variare in base al variare delle condizioni.

B&A: Hai concepito e distribuito altri tool per i profesisonisti della User Experience - I nove Pilastri, Gli elementi della user experience. Tutti questi tool fanno parte di un insieme più ampio, o sono pensati per essere usati indipendentemente?

JJG: C'è la sensazione che I "Nove Pilastri" emergano dagli "Elementi della User Experience", nonostante il percorso non sia stato così diretto come può sembrare. Il Vocabolario si è sviluppato su una pista separata, seguendo il primo Information Architecture cocktail hour a San Francisco. Abbiamo fatto una breve presentazione visiva e descrittiva dei deliverable e i miei diagrammi hanno stimolato molte domande. Ho iniziato scrivendo una email di risposta a queste domande, e questa alla fine è diventata la descrizione estesa del sistema che ho pubblicato sul mio sito web. Mi piacerebbe dire che c'era un piano principale a cui lavoravo, ma in realtà tutto ciò che ho fatto è stato cercare di dare risposta a domande che ho trovato interessanti.

B&A: Quali domande ti tormentano in questi giorni?

JJG: Sono ancora tormentato dal grande interrogativo che ho sollevato in "ia/recon": Che cosa succede quando "accade il miracolo", ovvero quando trasferiamo la nostra conoscenza e intuizione sulle persone in architetture informative? Come possiamo, come individui e come comunità, sviluppare le competenze per effettuare questo salto concettuale?

B&A: Come pensa che cambierà il Vocabolario Visuale nei prossimi tre anni?

JJG: Non mi aspetto che il Vocabolario in sè cambi molto. Mi aspetterei che fosse accompaganto da altri sistemi simili per descrivere altre facce di una soluzione di user experience. In ongi caso il Vocabolario non è mai stato destinato a vivere da solo- per quanto centrali siano i diagrammi di architetture nel mio lavoro/dal momento che i diagrammi di architetture sono così centrali nel mio lavoro ho sempre considerato il Vicabolario Visuale una particolare strumento pratico nella mia "cassetta degli attrezzi". Non vedo l'ora di trovarne altri ancora!


 

   Vocabolario Visuale